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Tenores di Neoneli e Orlando e Eliseo Mascia: concerto e presentazione del volume “Zuighes” – segnalazione FASI per Milano

Domenica, 9. Novembre 2014, 16:00 - 19:00
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A Milano, domenica 9 novembre 2014, alle ore 16,00, dopo il Consiglio Direttivo Nazionale dei Circoli della FASI, nella stessa sede – presso Casa Cardinal Schuster, Via Sant’Antonio 10 – con ingresso libero, Tenores di Neoneli e Orlando e Eliseo Mascia proporranno in anteprima il loro nuovo concerto, dedicato ai Circoli della FASI, e presenteranno il volume “Zuighes”.

Tenores di Neoneli - Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana – con 37 anni di storie cantate  presentano il volume “Zuighes”:
«Molto si sa sul periodo “giudicale” in Sardegna, un’epoca che la maggior parte degli studiosi fa cominciare nel nono secolo (qualcuno anche prima) dopo Cristo, e che termina nella prima parte del millequattrocento.
Dopo i Bizantini la Sardegna conobbe i Juikes, i giudici appunto, che regnarono con alterne vicende prima nei quattro logos (Karalis, Arborea, Torres e Gallura), e per tanto tempo, fino all’epilogo e alla definitiva conquista della Sardegna da parte degli aragonesi, nel giudicato superstite e più ostile alle conquiste de sos istranzos, quello degli Arborea.
Molti cognomi che oggi resistono nella toponomastica ma anche nella comune anagrafica fanno riferimento a quei tempi, in cui la nobiltà dell’Italia (ancora di là da venire come concezione unitaria, divisa com’era in regni e imperi) passava dalle nostre parti talvolta con l’aria dei dominatori, talaltra con quella dei vinti.
Si potrebbero citare i Doria come i Carroz, i Visconti e i De Serra, i Bassu (Basciu) e i Donoratico, i Malaspina e gli Alagon, i Cubello, gli Zori, ecc., ovvero nomi ancora molto usati come Mariano, Ugo, Gonario, oppure nomi ormai molto rari ma all’epoca molto in voga, come Comita, Barisone, Torcotorio…

…Narat s’istoria, pro annos e annos,
cumandaian in s’isula intrea,
sos zuighes, e sos de s’Arborea,
fini sos pius fortes, sos pius mannos,
issos an fatu gherra a sos tirannos
de Aragona chi fin in bidea
d’esser che meres in terras anzenas
lassandenos teracos e in penas.

Dae Gonnariu a Marianu quintu,
semper in gherra contra s’invasore,
sos sardos an difesu cun onore,
pro seculos e seculos an bintu,
a unu a unu semper an cunstrintu
a si fuire, pius de unu sennore
poninde s’istendardu car’a entu,
subra sa turre pro ammonimentu…

Molto si è detto su tale lungo periodo che, soprattutto facendo riferimento all’epopea dei giudici oristanesi, rimane ancora oggi leggendario. Ci sono stati convegni a decine, altrettanti seminari, studi e ricerche a non finire, per sviscerare un periodo storico in cui la Sardegna (coi suoi quattro giudicati) prima, e Oristano poi (con il più resistente dei giudicati, sopravissuto per diversi secoli alla dissoluzione degli altri tre) hanno visto passare la storia davanti. Il giudicato d’Arborea è stato il crocevia di rapporti con casati e corti, dinastie reali e imperatori, narratori e poeti eccelsi, persino con figure assurte poi agli onori degli altari.
Si passa dai reali di Spagna e Cipro, Napoli e Francia, Sicilia e Baleari, alle migliori famiglie d’Europa. Rapporti intessuti col Papa o coi papi (dopo lo scisma) hanno inciso sul destino della Sardegna. Petrarca e il sommo Dante hanno avuto la sensibilità di citare in qualche modo i giudici d’Arborea nelle loro opere, fino alla beata Caterina da Siena che chiese l’aiuto di Mariano IV e dei suoi leggendari soldati per mandarli a combattere nella crociata in terra santa.
Persino il leggendario Federico Barbarossa è da citare quando si tratta del periodo giudicale, dato che ha incoronato Barisone “re di Sardegna”, a Pavia.

…Dae Aristanis una bella tropa
s’est posta cussa orta in movitìa,
pro arrivare lestros a Pavia,
sas naes sun partidas bentu in popa,
sos menzus marineris d’Europa
an pilotadu cun meda capia,
Barbarossa ponzeit, in persona,
a Barisone in testa sa corona.

Su esser coronadu rei nou,
batoromiza marcos l’est costadu,
ma a s’imperadore l’at pagadu
Genova, e solu cun dinare sou,
pro cussu a Barisone su costou
l’at fatu, che bandidu taglionadu,
nendeli: «Cando tue as a pagare,
gia’ t’amus de seguru a libberare.» …

Molto si è scritto su quel range temporale, sui giudicati sardi. Lo hanno fatto studiosi esimi e ricercatori, appassionati e storici di professione. Certamente l’elenco è nutrito, ma basta ricordare, per fare solo qualche luminoso esempio, gente come G.M. Mameli de Mannelli, Vittorio Angius, Enrico Besta, Felipe Picatoste, Raimondo Carta Raspi, Mercede Mundula, Pasquale Tola, Raimondo Bonu, Gigi Sanna, Alberto Boscolo, Momo Zucca, F.Cesare Casula, F.Barreca, Maurizio Virdis, Natale Sanna, Giorgio Farris e altri, tanti altri.
Dei citati vi è chi ha parlato dei giudici da storico; chi ha scandagliato fatti e aneddoti alla ricerca di news sconosciute; chi, ancora, col piglio di colui che vuole rendere onore ad una storia non sempre riconosciuta come gloriosa, come testimonianza di un popolo che per tanti secoli è stato dominato ma che, in quei secoli dei giudicati, sostanzialmente, ha affermato (con la diplomazia e…con le armi) il diritto all’autodeterminazione della nacion sardesca.

…Bos lasso a mala gana Sa Lighera,
e inue sezis, sighide a restare,
però non scherzo mancu a mi chircare,
datu chi frade meu est in galera,
su bene sou, antzis a manera,
faghide, pro no mi lu mentovare,
pro neghe sua issu est malaitu,
ca in lumen bostru su frade at traitu.

Pr’otenner una paghe resessida
bi cheret solu bona voluntade,
torrademi deretu in propiedade
sos benes de Matero e de Gelida,
lassadela s’idea desessida
de biver semper in disamistade,
de cras, chie at a narrer si o no
a sos guvernadores, eo so!

In terra mia su passu so eo
chi l’ap’a dare, sen’ateru parrer,
sos genovesos, pro unu modu e narrer,
an’a agatare donzi janna, creo,
iscamponiada che in su Colosseo,
totus sas bortas chi an a cumparrer
in s’orizonte, pro fagher mercadu
aintro de su nostru Giudicadu!”…

Molto si è romanzato su qualche personaggio, talvolta in modo non storicamente corretto. Il caso di Eleonora d’Arborea è ovviamente emblematico. Nell’immaginario collettivo viene alla mente lei, la giudicessa mitica e caparbia che, con la spada in mano, annichilisce gli aragonesi illusi che con la morte di Ugone III la Sardegna sarebbe tornata mansuetamente alla loro esclusiva mercé. Vero che una così strana figura, per l’epoca, si staglia nel panorama dei personaggi coevi. Niente da dire sui suoi studi e sulla determinazione a portare a termine, emendare perfezionare, adattandola al suo tempo, la “Carta de Logu” principiata dal ben più altrimenti valoroso padre Mariano IV.

…At mezoradu in sa massaria
ei sa vida agreste ‘e sos pastores,
iscritu at leis pro sos benidores,
isvilupende sa democrazia,
non fit pensende a sas armas ebbia
ma a sos de s’Arborea abbitadores,
de los bider cuntentos, e logrende
bundantzia, issu si fit disizende.

Marianu grandu fama at connoschidu,
in cussos annos, in donzi cuzone,
cunsideradu fit chei s’anzone,
chi binchet contra su lupu famidu,
pro su chi at fatu issu at meressidu,
dae Petrarca finas atentzione,
chi fentomadu l’at pro s’osadia
contra sos barbaros d’onzi zenia…

Ma tant’è. La "Carta de Logu" ha pieno titolo, ancora oggi, per essere citata ad esempio come una somma di codici per l’epoca molto avanzati, in taluni casi persino straordinariamente attuali rispetto al nostro tempo, impostati sulla giustizia, sulla democrazia e sul diritto. Eleonora è una figura che già all’epoca risultava circondata da un’alone di eroismo e di magia, quasi. Veniva romanzato il suo coraggio, la sua indole testarda e combattente che la portarono a riconquistare quasi tutta la Sardegna, dopo il proditorio assassinio del fratello Ugone III e di sua figlia.
Studi e convegni, anche di livello nazionale, la paragonarono alle eroine europee del medioevo. Con lei la storia è stata forse troppo magnanima, nella misura in cui a suo padre Mariano non è stato forse riconosciuto tutto lo straordinario valore di uomo d’armi, di leggi giuste e di coraggio, di amore per la propria terra e di tenace resistenza alla dominazione straniera. Tuttavia Eleonora ebbe davvero, e dimostrò, capacità di grande legislatrice: per oltre quattro secoli nessuno dei conquistatori della Sardegna, dopo la fine dei giudicati, osò abolire l’uso de la Carta de Logu, decretandone nel contempo la straordinaria modernità e quindi l’indiscutibile validità.

Tanto si è detto e scritto, sui giudicati, eppure nessuno mai prima d’ora ha pensato e vergato la loro storia (di tutti i giudicati o del più longevo di essi) in lingua sarda, in ottava rima.
Tanti poemi epici riassumono epopee italiane e spagnole, greche e germaniche, francesi e anglossassoni. Molti sono di studio e dominio pubblico.

“Zuighes” non ha la pretesa di essere un “poema epico”. Però ha la prerogativa di essere una novità, con tutta la fragranza che merita. Ma nel complesso, “Zuighes” è un progetto strutturato, con ambizioni che vanno al di là del mero scrivere in sardo. Sarebbe uno sbaglio ridurre il progetto a questo.
Nessuno aveva mai immaginato di dover scrivere centinaia di strofe in limba logudorese, saranno ben oltre settecentocinquanta ottave, ovvero oltre seimila versi endecasillabi, dedicate ad un periodo che, studiato quanto mai, sviscerato quanto si vuole, non è stato ancora valorizzato appieno per ciò che ha rappresentato per la storia della Sardegna.
Il libro “Zuighes” , lo scrivere il medesimo, è ovviamente l’impalcatura portante del progetto, l’architrave senza il quale non esisterebbe neppure l’idea.
Ma non è solo il libro scritto da Tonino Cau, la sua pubblicazione e diffusione, l’unico obiettivo del progetto. Tutt’altro.
Se si va nelle scuole sarde e si chiede ad un variegato campionario di studenti cosa sanno del periodo giudicale in Sardegna, la risposta sconfortante sarà, in linea di massima: “Nulla so, o quasi!”. È sconfortante ma è la realtà, l’amara realtà.
La storia sarda solo da qualche anno sta cominciando ad entrare nelle scuole sarde. Si deve a qualche preside o dirigente scolastico, che si è impegnato in maniera pionieristica e lungimirante al tempo stesso, se la storia e la cultura della Sardegna stanno cominciando a entrare a pieno titolo nei programmi dei vari itinerari didattici.
Il progetto "Zuighes" si prefigge di arrivare in tutte le scuole sarde (primarie e secondarie), inviando alle medesime almeno un esemplare del libro.
L’obiettivo di mettere un esemplare di "Zuighes" in ogni scaffale scolastico, a disposizione di presidi e professori, maestri e operatori della scuola sarda, corrisponde all’obiettivo di contribuire a far conoscere un periodo glorioso del nostro passato, utilizzando una modalità inconsueta: la rima e la lingua sarda.
Il libro non è scritto da uno storico, da uno studioso di acclarata fama nel settore. No.
Il libro è stato ideato (l’idea forte del progetto è aver pensato di scrivere la storia in ottava rima, a sa sarda) da una persona, prima di tutto, appassionata di lingua sarda, versato alle composizioni in rima, con discreta e riconosciuta pluriennale esperienza in tal senso.
La passione per lo scrivere in sardo, anzitutto. Ma non solo.
Un volano eccezionale, dal punto di vista della motivazione, è stato proprio quello costituito dalla mancanza assoluta di composizioni strutturate che descrivano in sardo, in rima, la storia giudicale della Sardegna, affascinante, esaltante e infine tragica.
Ma anche la componente del cosidetto “orgoglio dell’appartenenza” ha fatto la sua parte.
Quanti di noi hanno sempre sentito banalità del tipo “La storia l’hanno fatta Roma, Atene, Alessandria e la sua gente, prima. Poi l’hanno fatta Firenze e Pisa, Genova e Venezia, non certamente i pochi sardi senza cultura e senza qualità”.
Eppure, come si diceva in premessa, la grande storia è passata anche da noi. In tanti casi si è fermata, nel senso che è scesa a patti coi sardi, e poi è ripartita.
Quei sardi, orgogliosi e testardi, quelli che hanno rivendicato per l’isola il ruolo di “nazione”, di “patria”, sono i giudici, quelli di Arborea, e il loro popolo. Di loro si scrive e si narra, nel libro “Zuighes”.

Ma non è solo un libro, "Zuighes". È tante altre cose. È un suggestivo percorso musicale e di spettacolo. Si vuole ragionevolmente coniare un correlato progetto musicale-teatrale ad hoc, cui collaboreranno diversi e capaci artisti sardi, che, con un prologo nella capitale del giudicato d’Arborea, Oristano appunto, intende:
•          dispiegarsi nelle scuole sarde (almeno una simbolica per ognuna delle prossime otto province);
•          nel circuito delle Biblioteche (almeno quattro spettacoli)
•          andare tra gli emigrati con almeno otto concerti (nelle Americhe, in Europa, Australia e, ovviamente, in Italia).
Artisti come i Tenores di Neoneli, gli Isprones, gli Actores Alidos, le Balentes, Rossella Faa, LucidoSottile, potranno cantare o recitare delle strofe simboliche, in maniera originale, con musiche realizzate ad hoc da personaggi come Orlando Mascia, Eliseo Mascia, Bruno Camedda, Daniele Cuccu, LucidoSottile…tecnici audio video, creativi di effetti, grafici, ecc interagiranno per dare vita ad una produzione originale e senza precedenti.
Ogni musica è inframezzata da un intervento “orale” descrittivo e recitativo, che può essere impersonato da Tonino Cau, piuttosto che da Ivo Marras o altri, altri attori e artisti.
All’interno del programma musicale non mancheranno dei contributi originali degli artisti coinvolti, facenti riferimento ai rispettivi repertori.
Il risultato sarà un percorso di suoni, voci e suggestioni che ha l’obiettivo di incuriosire prima e interessare poi il pubblico uditore, affinché cresca la voglia di “saperne di più” su un periodo e su una molto nutrita schiera di personaggi che ha fatto la storia sarda, la storia contrassegnata forse dalla migliore dimostrazione di fierezza e resistenza al giogo straniero.
Anche grazie alla musica e allo spettacolo si capirà perché Alghero (la vecchia Barcelloneta) è un’isola linguistica dove si parla catalano;

…Gasie Sa Lighera est diventada,
in terra sarda, part’e sa Corona,
comente una minore Barcellona
a mod’insoro issos l’an giamada,
e in pagu tempus l’ana populada
cun zente seberada in s’Aragona,
totus sos abitantes ch’an bogadu,
e Pedru s’est affines cuntentadu.

Eco ispartu e giaru cudd’arcanu:
comente mai oe in Sa Lighera
faeddan una limba furistera,
unu limbazu propiu catalanu?
Frutu est de sa paghe chi Marianu
a malagana fatu at in cuss’era,
in cussas abbas si lughet gagliarda
un’isula ispagnola in terra sarda….

perché Castelsardo si chiamava Castelgenovese; perché esistono Monteleone Roccadoria e Villadoria, perché esiste un castello chiamato “di Malaspina”;

…Fit Castelsardo, sa roca doriana,
nada a cuss’ora Castelgenovese,
su tres de martzu, su fatale mese,
inie Branca, sa nova metzana,
est chi at retzidu, sende a sa lontana,
muzere cun sos fizos, tot’a trese,
in Genova che fini cuss’ierru,
aintro ‘e su palatu, in su cuerru…

chi ha costruito quello di Burgos, chi vi è morto ecc…

…Su logu est diventadu pius mannu,
finas a susu de su Campidanu,
e cando in su casteddu ‘e Goceanu
morzeit Adelasia, addolumannu,
sa reina ‘e Torres chi in afannu
sola resteit che unu eremitanu,
s’an divididu biddas e terrinos,
cun Pisa, che amigos e bighinos…

Articolazione del progetto “Zuighes” :
Studi e ricerche;
•          Scrittura testo (oltre seicento ottave in rima sarda logudorese);
•          Produzione 2.000 esemplari del libro “Zuighes” (divisi per lo sponsor, per i circoli di emigrati, per le scuole della Sardegna), di prestigiosa veste tipografica, con ottima carta e copertina, con sovra copertina plastificata, con estetica “dedicata” e quindi con grafica ben visibile del logo sponsor;
•          Spedizione dei libri alle scuole sarde e ai circoli di emigrati riconosciuti dalla Regione Autonma della Sardegna;
•          Realizzazione del concerto-conferenza di presentazione ad Oristano;
•          Progettazione e realizzazione dello spettacolo dedicato con artisti vari, musicisti, attori e tecnici, esperti ecc…
•          Realizzazione di almeno otto concerti nelle scuole sarde, e quattro a cura delle Biblioteche popolari;
•          Realizzazione di almeno otto concerti presso i circoli degli emigrati e/o presso altre sedi culturali (in sinergia con strutture e realtà culturali delle rispettive sedi);
•          Pubblicità mirate;
•          Varie.

Consulenti:
Alcuni dei nomi sotto indicati corrispondono ad esperti già contattati, altri potranno essere coinvolti, come
•          Eliano Cau, Raffaele Manca, Peppino Marotto (lo è stato, dato che il libro comincia a germogliare nel 2003), Salvatore Tola, Franco Cuccu, Nicola Tanda, Manlio Brigaglia, Gianpaolo Mele, Raimondo Zucca, F. Cesare Casula, Valerio Fais, Istituto Studi Arborensi (ISTAR)...

Artisti che potranno essere coinvolti:
•          Tenores di Neoneli, gruppo Furias, gruppo Isprones, Rossella Faa, Massimo Perra, Orlando, Eliseo e Graziano Mascia, Bruno Camedda, Famiglia d’arte “I Medas”, Compagnia LucidoSottile, Actores Alidos, Orchestra Popolare Sarda, Elio delle Storie Tese,…

Tenores di Neoneli - Cavalieri della Repubblica
Via G. d’Annunzio 5, 09170 Oristano – CF 90010100957 - P.IVA 00608120952

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